*La Danza delle Spade*

per chi vuole.

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  1. ;bigbadwolf
     
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    Nota bene: essendo piena di esami non risponderò molto in fretta. Quindi chiunque deciderà di intervenire ne prenda atto :)


    Era mattino presto. Un lieve venticello tirava sull'isola di Mannheim, ma non sembrava che a breve ci sarebbe stata una qualche perturbazione.
    Nella Zona dei Geyser, di solito sconsigliata agli studenti, una figura magra si muoveva in maniera ritmica imbracciando una spada fin troppo grande per lei.
    Kyaaaa!
    e diede un fendente all'aria
    Kyaaaa!
    e il secondo nemico invisibile fu decapitato.
    Kyaaaaaaaaaaa!
    un perfetto affondo aveva appena trapassato da parte a parte il malvagio uomo invisibile che le tormentava la memoria.
    Elìn se ne stava così da sola ad allenarsi.
    Vestita con una leggerissima canottiera che , oltre a risaltare le sue forme, mostrava quanto strani fossero i suoi mille tatuaggi.
    mente il freddo trovandosi appunto vicinissima a sorgenti di acqua caldissima.
    Il suo maggior sforzo era muoversi in modo tale da evitare gli spruzzi che l'avrebbero ustionata (non temeva il dolore, ma non era arrivata a certi livelli di masochismo).
    Tanti ve ne erano che più o meno creavano un terreno minato.
    Per fare i suoi esercizi era quindi costretta a "saltellare" da una parte all'altra come un giovane capriolo.
    Ma, pur quanto la sua andatura potesse sembrare buffa, lo sforzo che stava facendo non era da poco e le sue movenze avevano un significato.
    Con gli occhi chiari persi nel suo mondo fatto di concentrazione e il suo respiro sempre più affannoso, data la notte insonne che aveva passato, proseguì senza darsi pace.
    Chiunque l'avesse vista in quel momento, si sarebbe domandato quali tormenti potevano affliggere una mente a lezione così vivace.
    Amata e odiata al tempo stesso dai suoi studenti , poiché probabilmente pretendeva un po' troppo, era forse un esempio palese di come un educatore non avrebbe dovuto essere:
    profondamente instabile, lunatica a dir poco.. non si capiva come il direttore l'avesse scelta.
    Il tuo nome.. il tuo stupido nome.. ti ha voluto solo per quello... non crede in te....
    una vocina fastidiosa le ronzò nella testa.
    Sei una Stark, lo sarai sempre, anche se non lo desideri. Ne porti il marchio. Le tue cicatrici ! Il tuo braccio.. tutto parla di te...
    E allora con un po' di sadismo immaginò di infilzare con violenza , dopo aver mutilato un Padraig Oddsson evanescente.
    Ma proprio mentre la sua furia si lanciava nel "colpo" mortale, ecco che si sentì un rumore un po' diverso dal soffiare dei Geyser.
    STRACCCCCK!
    si fermò impietrita.
    I suoi pantaloni adorati di simil pelle, ottimi per allenarsi , si erano aperti proprio sul suo sedere.
    Ma PORCO LOKI!
    sbottò nella sua testa tastando la grandezza del buco.
    Con passo svelto andò nell'unico punto a lei vicino dove i getti non l'avrebbero colpita e fu proprio in quel momento che si rese conto di una cosa.
    La bacchetta !!!
    aveva dimenticato la sua bacchetta nella sua stanza, perchè era uscita per allenarsi con la spada.
    L'idea di rattopparsi i pantaloni con solo la magia del suo braccio non la entusiasmava.
    Tutte le volte che la utilizzava si sentiva svuotata, come se dovesse morire da un momento all'altro.
    Se non glielo avessero fatto i curatori dell'ospedale San Ignazio , avrebbe quasi pensato a una maledizione inflittale da qualche spostato delle sette.
    Insomma.. ogni fortuna a me.. cascasse il mondo che questo non è il direttore in persona che mi sta mandando gli scongiuri perchè l'ho pensato un po' troppo!
    ridacchiò tra se e se leggermente imbarazzata con se stessa per la situazione.
    E meno male che era un'educatrice!
    Mi toccherà mostrare le mutande a giovani undicenni con gli ormoni a mille, pronti alla colazione..
    sospirò e non sapendo decidersi poggiò la spada davanti a se e si sedette per terra a gambe incrociate.
    Chiudendo gli occhi come se stesse meditando.
    La sua mente aveva cominciato a viaggiare velocemente, si concentrava sui rumori e su tutto quello che avrebbe potuto distrarla...
    Era proprio un bel posto quell'isola, al di là di tutto.
    Cominciò ad immaginarsi come doveva essere sembrata agli occhi di quel nonno che non era mai stato presente nella sua vita.
    Quel gigantesco maniero, pur a pezzi, doveva sempre aver avuto quell'alone mistico che tanto affascinava chiunque si avvicinasse.
    Ringrazia il cielo che gli incantesimi antibabbano impedissero la vista di tanta bellezza a quegli esseri stolti, non capaci di provare felicità per la vera gioia della vita: l'arte.
    A quei pensieri i suoi capelli, che subivano il suo umore, da neri qual'erano cominciarono a variare verso il rosso, per poi diventare un biondo un po' smunto e poi nuovamente rossi.
    Ovviamente non si accorse che tutto ciò era accaduto, proprio perchè si trattava di un riflesso che non controllava.
    I suoi geni alla lontana da Metamorphagus la influenzavano.
     
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