Flicka Bones

Tutto comincia alla sua nascita. Evento gioioso, di festa? Tutt'altro. La mamma di Flicka, Magda, (tedesca) rimasta incinta a poco più di sedici annii, non ebbe una gravidanza facile. Non sto parlando di complicazioni, malattie o simili, no, ma delle sue condizioni psicologiche. La bambina non ancora nata non aveva un padre. O meglio, sì, l'aveva, sempre se si può considerare padre un pedofilo di trentacinque anni (svedese), conosciuto da Magda su Facebook, Adam. La loro storia era basata sulle bugie che lui raccontava spudoratamente a Magda per indurla a fidarsi, una storia durata diversi mesi, finché i due non si accordarono ad incontrarsi per "conoscersi meglio, dal vivo, non attraverso uno schermo". Quella fu l'occasione in cui, senza scendere in dettagli un po' imbarazzanti, Adam approfittò dell'ingenuità di Magda per sferrare il colpo finale, per poi fuggire chissà dove dopo la notizia della dolce attesa di Madga, povera ragazza innocente che lui aveva illuso per un po' per poi abbandonare spudoratamente. Magda fu abbandonata dal padre, che non poté sopportare una cosa del genere: sua figlia, la persona che lui aveva cercato di educare, contro ogni buon senso, aveva instaurato una relazione in gran segreto con un perfetto sconosciuto. Così Magda rimase con quella che sarebbe stata la futura nonna di Flicka. Tutti questi avvenimenti spiacevoli segnarono la psiche anocra vulnerabile della povera Magda, che da quel momento cadde in forte depressione.
I primi anni di vita della bambina, a cui Magda mise il nome di Flicka, trascorsero "tranquilli", sebbene Magda non fosse in grado di dimostrarle un vero amore materno. Quella innocente bambina rappresentava un unico, piccolo momento di dolore, debolezza e assoggettamento di Magda, un momento che si era evolto fino a diventare nove mesi, e poi una vita intera. Flicka non dimostrò nulla di fuori dall'ordinario, fino al giorno del suo nono compleanno, quando, a mezzanotte in punto, cominciò a sentire un prurito alle gengive, talmente forte da svegliarla. Cosa stava accadendo? Flicka corse a guardarsi allo specchio: il suo riflesso, più pallido del solito, era evanescente. I suoi canini erano più appuntiti del solito. Flicka mantenne, non seppe mai come, la calma, e non raccontò nulla a nessuno. Ogni settimana, a mezzanotte, un giorno qualunque, ma uno solo (magra consolazione) Flicka si trasformava in una mezza vampira, con i canini che si appuntivano, annunciati dal prurito alle gengive, e da una debole sensazione che con il tempo identificò come sete di sangue. Come tutto cominciava, finiva. E nessuno seppe mai niente, finché una notte Flicka non sentì un prurito più forte del solito, e vide che anche i suoi occhi erano rosso sangue. Quella notte fu l'inizio della fine. Flicka si ritrovò improvvisamente, senza quasi accorgersene, per strada, alla ricerca di sangue umano. Lo ottenne. Il giorno dopo, sui giornali era stato denunciato l'omicidio di una ragazza. Le era stato tranciato il collo. Ancora Flicka continuava a tenere tutto per sé, ma cominciava a costarle molta fatica. Quella fu l'origine del suo profondo disagio psicologico, ben nascosto, ma comunque presente, vivo. La sua consolazione era che, essendo la trasformazione non completa, la sete di sangue si manifestava soltanto la notte in cui le si affilavano i canini, per tutto il resto della settimana la sua vita scorreva tranquillamente. Niente paura dell'aglio, o delle croci, o della luce del sole, inoltre Flicka non era sicura che i paletti appuntiti le facessero effetto, ma, per scaramanzia, decise che era meglio non saperlo. Proprio quando credeva di starsi finalmente adattando a quella svolta, nella sua breve vita apparve un altro ostacolo: intorno ai dieci anni, Flicka cominciò, inconsapevolmente, a manfestare i suoi poteri. Gli oggetti che aveva vicini cominciavano a fluttuare magicamente in aria. Stavolta Flicka non riuscì a tenere tutto per sé, anche perché non era molto semplice nascondere la mancanza di forza di gravità a sua madre. Così la bambina riferì tutto, dalla non completa trasformazione in vampiro all'omicidio della ragazza fino al fenomeno degli oggetti fluttuanti. Magda non sapeva che dire, era orripilata da quel mostro alieno che si ritrovava in casa da dieci anni. Cosa poteva fare, lei, semplice umana, con una figlia mezza vampira e per di più strega, maga o quello che era? Doveva forse nascondersi il collo? E poi, come poteva Flicka essere una vampira? Una volta abituata all'idea di avere una figlia anormale, Magda decise che la natura di Flcika doveva essere completamente rivelata, oppure completamente nascosta. La seconda opzione era impossibile, la prima... Magda decise di fare delle ricerche. Biblioteca, Internet, qualunque mezzo pur di porre rimedio alla loro indecisione e paura di fronte a ciò che non conoscevano. Dopo mesi e mesi, in un antico libro della biblioteca, Magda scoprì che per essere mezzi-vampiri come Flicka si doveva avere un genitore affetto da vampirismo. Magda pensò con rabbia ad Adam. Ma certo. Era sempre stato molto ambiguo, a ripensarci ora che era più matura. Magda preferiva non ricordare quante volte quel verme avesse sviato discorso se l'argomento toccato era famiglia origini o simili. In quelle rare occasioni, Adam cominciava sempre a farle complimenti, e lei ne era lusingata. Quant'era stato astuto! Magda lasciò perdere quei tristi ricordi.
Pochi giorni dopo, Flicka le raccontò i sogno che aveva fatto. Era un sogno molto vivido, ne ricordava ogni particolare alla perfezione. Ben sapendo quanto la figlia potesse essere anormale, o meglio, "speciale", Magda ascoltò molto attentamente ciò che Flicka le stava raccontando. Il sogno riguardava bacchette magiche, draghi, streghe e maghi, e il tutto era ambientato in Islanda. Le due, allora, si trasferirono nello Stato Islandese, dove poco tempo dopo tutte le loro domande, grazie ad una lettera del Ministero, trovarono risposta. E la risposta si chiamava Academy of Mannheim.
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Sebbene Flicka, seria, studiosa, coraggiosa ragazza anticonformista, appaia dolce, estroversa, simpatica, divertente, e un mucchio di altri aggettivi positivi, quel suo "mostrare sempre i denti", (cosa che può permettersi di fare, data la lucentezza dei suoi denti bianchi, dritti e perfetti) in realtà nasconde un profondo disagio psicologico, causato dai ricordi appartenenti alla sua infanzia, tutt'altro che facile.

Attualmente iscritto al primo anno della scuola di magia e stregoneria di Mannheim