Meditando dopo la lezione

riservata a Knut

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  1. Knut Leifsen
     
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    L'alcol, che gli pompava in testa e gli data torpore in tutto il corpo, gli aveva giocato decisamente un brutto scherzo. Le parole di Morticia, tuttavia, non furono gettate al vento: colpirono nel segno e fecero male a Knut, per quanto forzato nel suo essere dal troppo alcol. Rimase tutto il tempo seduto culo a terra, guardando in volto la coetanea e, alla fine del discorso, si accese a sua volta una sigaretta. Era parecchio nervoso, troppo nervoso per parlare e decise di rimanere in silenzio per svariati minuti, fumandosi la sigaretta.
    Grazie ancora per i consigli per il colloquio, Morticia. disse dopo un po', posando la cicca in in posacenere e facendo finta di niente, per poi alzarsi e sedersi su una delle poltrone, mentre l'alcol continuava a pesargli in corpo, Rimarrò pronto ad aspettare tuoi segnali...
    Il discorso, seppur breve, non riuscì ad essere finito, poiché l'alcol aveva dato la sua ultima botta a Knut, dandogli una pesante sonnolenza e facendolo addormentare.
     
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    Rimase ferma sulla poltrona mentre osservava il ragazzo che a fatica si strisciava sulla poltrona appena dietro di lui, sapeva che le sue parole l'avevano ferito e sapeva che alla fine era un po il suo obiettivo.
    Doveva risultare quella fredda e stronza che era diventata nei anni, anche se conosceva bene il sentimento che cui parlava Knut e sapeva bene come faceva male ricevere una risposta negativa, sapeva bene cosa voleva dire sentirti una fitta a quell'organo infame che ti fa nascere tutti questi sentimenti e pensieri e sapeva più che bene cosa voleva dire sentirsi calpestati da quel sentimento, era dura sopratutto quando per qualsiasi motivo provi ad aprire le ante che a fatica ci si costruisce come protezione.
    Ascolto le sue parole fredde e distaccate, ma questa volta senza dir nulla anche se voleva parlare e urlare tutto ciò che veramente aveva dentro, chiuso in quella armatura spessa e dura come il ghiaccio che per anni si era costruita e aveva chiuso a chiave.
    Lo vide pian piano addormentarsi e tirò un sospiro di sollievo mentre si portò la nuca fra le mani sospirando pesantemente per poi fissare quel ragazzo,
    quel ragazzo che la faceva sorridere e che la faceva star bene ma che non doveva avvicinarsi troppo a lei, non poteva permetterlo non ancora una volta e non a lui.
    Sapeva che quel liquido una volta che effetto spariva gli avrebbe fatto dimenticare tutto, cancellando tutto ciò che era successo e di questo ne era felice perché almeno ora quel ragazzo aveva un peso in meno sul cuore ma senza saperne la motivazione.
    Si alzò dalla poltrona e si avvicinò a lui appoggiando la sua mano sul volto del ragazzo e abbozzando un mezzo sorriso, ma molto malinconico scusami, ma dovevo farlo per proteggerti commento mentre gli accarezzo il volto quasi dolcemente.
    Si diresse verso il grande armadio nero e ne tirò fuori una coperta di seta nera come la pece e l'appoggiò sul corpo ormai assopito del ragazzo, per far sparire i bicchieri del liquido incriminato.
    Si diresse verso la finestra, la sua amata finestra che gli faceva vedere il mondo esterno con occhi diversi, in quel riflesso decorato da mille piccole gocce tristi come i suoi pensieri vide il suo passato.
    Vide quella ragazzina che stava esplorando un mondo a lei sconosciuto ma amato, un mondo dove la crudeltà era di casa e non era permesso provare sentimenti di nessun tipo, non era permesso essere felici e sopratutto non era permesso amare.
    Quella ragazzina che aveva un cuore rosso come il fuoco, che venne calpestato come se fosse un oggetto e da li divenne nero come la pece, da quel momento decise di usare le persone per i loro scopi e per il suo piacimento sessuale ma non mettere mai di mezzo i sentimenti,ma quella ragazzina ormai donna sapeva cosa si provava e sopratutto sapeva che non doveva far provare queste cose a persone che non se lo meritavano, come lui.
    Si girò verso Knut e sorrise scuotendo la nuca per poi sedersi sulla sua poltrona di pelle e decise che doveva passare il tempo per questo decise di corregge i compiti dei ragazzi della sua classe, intanto lui avrebbe dormito sicuramente per diverse ore.

    Il suo obiettivo era quello di rimanere sveglia a sorvegliare il ragazzo e sopratutto a fare il suo lavoro, ma le palpebre diventavano sempre più pesanti ormai la notte non riusciva più a chiudere occhio per via di mille pensieri che la tenevano sveglia e gli procuravano insonnie continue, per questo decise di far compagnia nel mondo di morfeo a Kunt, incrociò le braccia davanti a sé e si appoggiò con la nuca, sperando di riposare solo gli occhi e di svegliarsi senza quel peso che si sentiva sul petto.
     
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  3. Knut Leifsen
     
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    :_Knut:
    Dal momento in cui si era addormentato a quello in cui si risvegliò, a Knut sembrò che non fosse passato che un secondo, svegliandosi di soprassalto.

    Non aveva sognato, avuto flash o percepito nulla dall'esterno. Per lui esisteva un vuoto.

    Risvegliandosi, si sorprese nel ritrovarsi in una stanza che non conosceva minimamente. Era seduto su di una poltrona, con addosso una coperta nera, in una stanza enorme. Una gigantesca vetrata mostrava un esterno buio, notturno, con tanto di cielo stellato. Pochi erano gli oggetti che riusciva a distinguere, poiché non vi erano luci accese.
    Iniziò ad essere preoccupato.

    Ricordava perfettamente che aveva con sé degli specchi gemelli ed una bottiglia di liquore e che voleva incontrarsi con Morticia. Ricordava di essersi avviato da casa sua verso l'Accademia, ma poi aveva un vuoto.

    In maniera incerta si alzò, estrasse la bacchetta ed eseguì un incanto di luce, facendo scaturire dalla bacchetta una fascio luminoso. Vicino a lui, su un tavolo, stavano gli specchi e la bottiglia mezza vuota. Su una poltrona, invece, stava raggomitolata Morticia, in un vestito da far paura, completamente addormentata.
    A Knut venne istintivo pensare che si fossero semplicemente divertiti troppo con l'alcol, intuendo che si trovassero nello studio scolastico della giovane professoressa. Facendo sparire il fascio di luce dalla bacchetta, prese la coperta che l'aveva precedentemente coperto e la distese sul corpo della ragazza. Si sedette a terra appoggiando la schiena alla sedia dove era seduta Morticia, iniziando ad accarezzarle la nuda gamba col dorso della mano.

    Quello che era successo dal suo arrivo in Islanda aveva dell'incredibile e dell'incredibilmente movimentato. Fu quindi un lusso poter stare nella penombra, alla luce delle stelle, alla presenza di Morticia e godersi il silenzio. Era surreale, ma anche piacevole.

    Edited by »Poison•Queen - 28/3/2017, 22:28
     
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    Il sole incerto di quella giornata uggiosa aveva lasciato spazio a una luna stanca e timida che si nascondeva dietro a delle grandi nube scure lasciando spazio a una notte oscura con soli piccoli punti sparsi qua e la che illuminavano come potevano la serata.
    Era strano che si addormentasse, anche perché ogni volta che dormiva strane immagini comparivano nella sua mente sotto forma di incubi, per questo provava sempre a star sveglia o a dormire poche ore alla volta per non dar tempo a quelle immagini di sfiorare il suo subconscio ma quella sera era talmente stanca per tutto ciò che era successo, sopratutto per le parole di Knut e anche per via dell'alcool che perse il controllo della sua mente e del suo corpo che sprofondo in un sonno profondo,e nemmeno in quel momento le immagini la lasciarono in pace.

    [...] Immersa nel buio più totale camminava senza riuscire ad arrivare alla fine di quel tunnel.
    Liquido caldo che scorreva sotto i suoi piedi nudi, ma lei camminava doveva uscire da quel buco nero, i suoi poteri erano immuni non riusciva nemmeno a far comparire una piccola fiamma per illuminarsi la strada, quando ecco una luce alla fine di tutta quella oscurità.
    Una porta si aprì e trovo lei, che agonizzante era distesa su quel letto di sangue.
    Si guardò i piedi e vide che quel liquido caldo sul quale camminava era il sangue di lei ,Penelope.
    Ombre umane comparvero sulla scena fissandola e puntando il dito contro di lei, accusandola di quel fatto ignobile che era successo.
    Lei senza poteri e senza via di scampo era nell'angolo quando due figure scure sicuramente maschili avvolti in un mantello si misero davanti a lei , prima fissando la donna al suolo e poi fissando lei, si misero davanti a lei come per proteggerla, ma in realtà la spinsero dentro a un buco nero creatosi dietro di lei [...]

    La sensazione del vuoto e quelle immagini la fecero alzare di soprassalto con un grido soffocato e iniziò ad ansimare velocemente, gli mancava il respiro.
    Era quello che capitava ogni volta che si addormentava, ogni volta che chiudeva gli occhi per più di mezz'ora.
    Appoggiò i gomiti sulla scrivania e ci appoggiò la nuca provando a riprendere respiro e a far chiaro su dove fosse, dopo poco si compose e si ricordo che era nel suo ufficio.
    Dopo aver fatto mente locale, punto il suo sguardo sulla poltrona dove doveva esserci knut ma scoprendo che era vuota,ma prima di guardarsi attorno per provare a cercare la figura dell'uomo estrasse velocemente la sua bacchetta posta sotto alla scrivania e con uno scatto felino si alzò dalla sua sedia e punto la bacchetta al collo di quella figura immersa nel buio che gli toccava la gamba.
    Una debole luce comparve dalla punta della bacchetta, e li vide i lineamenti di Knut,sospirò rumorosamente per poi sedersi per terra accanto a lui Dillo che volevi morire gli ringhiò velocemente mentre mise via la bacchetta e lo fisso non farlo mai più, potevo ucciderti commentò mentre gli tiro un debole pugno sulla spalla facendo un debole sorriso.
    Solo in quel momento si rese conto che quel ragazzo l'aveva sicuramente sentito il suo urlo strozzato per via dell'incubo.
     
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  5. Knut Leifsen
     
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    :_Knut:
    Il buio, vecchio amico di Knut, continuava a coprire il mondo, coprendolo come una vecchia e sbrindellata coperta, sforacchiata in molti punti. Passò un bel po' di tempo, nel quale Knut si sentiva sempre più a suo agio con quelle situazione. Aveva provato e riprovato a ricordare cosa fosse successo in quello studio, ma il vuoto di memoria, invece di ansia, gli dava divertimento. Una cosa che lo mise molto in allarme, invece, fu un mezzo grido uscito dalle labbra di Morticia, seguito da un respiro ansimante. Bloccandosi per dare tempo alla ragazza di tornare presente a se stessa, si vide puntare contro una bacchetta, che poi si illuminò in punta.
    Alle parole di Morticia, e al suo gesto di sedersi accanto a lui, rispose con un ghigno, dicendole: Male che vada ritornerei sotto forma di fantasma solo per vedere come ti sbarazzerai del mio corpo.
    Knut sapeva benissimo che l'urlo strozzato emesso da Morticia non fosse un buon segnale, ma era molto indeciso sul chiederle qualcosa di così personale.
    Allora, Principessa della Notte, cosa ha turbato il tuo sonno? trovò il coraggio di chiederle, guardandola negli occhi. La sua vicinanza gli faceva ancora molto effetto, andando a cingere un fianco con un braccio. Proporle da bere per sbloccarle la lingua, dato il vuoto di memoria, non gli sembrò un'ottima idea, rimanendo in attesa di risposta.
     
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19 replies since 16/9/2016, 22:17   157 views
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